sabato 18 giugno 2016

Tra migranti in Grecia e un Europa cinica ...la situazione in Grecia va al di là di ogni immaginazione.Un sistema di accoglienza tra accampamenti informali e un sistema governativo che somiglia ad un ricovero coatto.

Migranti in Grecia, una vita di violazioni dei diritti umani
Rimane sempre difficile scrivere qualcosa sulla situazione dei migranti in Grecia che non sia banale e che non sia già stato detto. Si sono versati fiumi di parole sulla loro situazione e sulle centinaia di volontari indipendenti che li hanno accolti sostituendosi all’Europa.
Parlerò di loro raccontandovi il nostro ultimo viaggio insieme a Ospiti in Arrivo, associazione friulana che da qualche anno aiuta i migranti. Insieme abbiamo deciso di raccogliere informazioni dettagliate sui centri di accoglienza e sui campi informali, inoltre abbiamo scelto di intervistare i migranti e i volontari indipendenti per conoscere la loro storia e la situazione reale dei campi; infine ci siamo informati sul (mal) funzionamento del sistema informativo per le richieste d’asilo.
Presentiamo qui un abstract dell’elaborazione dei dati raccolti in Grecia, curata dagli antropologi e sociologi dell’associazione friulana, che vuole essere l’inizio di un possibile nuovo modello di analisi sulla situazione dei migranti. Il lavoro verrà presentato nei prossimi mesi ma soprattutto verrà divulgato perché possa essere condiviso con il resto del mondo del volontariato.
Più volte mi sono chiesta se avesse ancora senso continuare ad aiutare i migranti con i nostri piccoli gesti ma, mai come in questo viaggio, ho avuto la netta percezione del loro bisogno di costruire relazioni e di conoscere realmente cosa stia loro accadendo.
La vita dei migranti in Grecia è attraversata costantemente da violazioni dei diritti umani.
Con l’aiuto di una mediatrice linguistica abbiamo intervistato dei migranti e ci siamo resi conto che, nonostante l’informazione sia uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, ancora in pochi erano riusciti ad avviare la pratica per il riconoscimento dell’asilo e gran parte di loro non aveva neppure ricevuto le informazioni necessarie. Tutti sventolano fieri un foglio, scritto integralmente in greco, per loro assolutamente incomprensibile: credevano fosse utile per la loro richiesta di asilo mentre in realtà non era altro che un permesso temporaneo di soggiorno (di 6 mesi per i siriani, per altri anche di meno).
Per tutti coloro che non si trovano nei campi governativi, l’accesso alla richiesta di protezione internazionale è un’impossibile chiamata Skype ad un numero mai raggiungibile. Oltretutto si dà per scontato che persone in fuga possiedano cellulari o tablet all’ultima moda. Vi sono enormi problemi per i ricongiungimenti familiari che, pur essendo previsti, stentano a concretizzarsi. Vi è inoltre l’impossibilità di capire se siano effettuati tutti gli accertamenti utili a garantire il principio di non refoulement.
La situazione in Grecia va al di là di ogni immaginazione. Il sistema di accoglienza, anche se con molte difficoltà, ha funzionato quasi esclusivamente nei campi informali mentre il sistema governativo somiglia ad un ricovero coatto.  Quello che vediamo attraverso i canali di informazione non è altro che una sterile rappresentazione dei numeri e non viene mai offerta la possibilità di sapere quello che realmente sta avvenendo. Si parla di accoglienza e nessuno accenna mai alla carenza di cibo, all’assenza di acqua e alle condizioni assolutamente precarie in cui tutti vivono e che coinvolgono anche le persone più vulnerabili ed addirittura i minori non accompagnati. Per questi ultimi dovrebbe essere prevista un’accoglienza specifica ma si fa finta di non accorgersi che centinaia di ragazzi sono soli nei campi. Non è servito neppure l’isolato intervento della Commissione Europea che, sottolineando le condizioni del campo di Moria, a Lesbo, ha chiesto invano alla Grecia di occuparsi dei minori accogliendoli in un posto adeguato. Tutto è rimasto com’era. Si gira lo sguardo ed intorno a noi si trovano centinaia di ragazzi soli.
In questo sistema di accoglienza l’Europa non esiste e, con la firma dell’Accordo UE/Turchia che prevede la ricollocazione dei migranti in territorio turco ed un successivo parziale ricollocamento, ha così ritenuto sufficiente il suo impegno nei confronti dei migranti, lasciando sola una Grecia sull’orlo della bancarotta.
In questa situazione credo purtroppo che, ad eccezione delle Ong dedicate alla salute, tutte le altre non abbiano brillato. Si sono certamente viste in Grecia ma con un’offerta di interventi mai coordinati tra loro e spesso assolutamente carenti. in tutti questi mesi, non sono state in grado di creare una rete che evitasse duplicazioni e migliore distribuzione delle risorse economiche e del capitale umano. Difficile comprenderne i motivi. E’ vero che la situazione non si presta ad una facile gestione, ma la mancanza di coesione tra le Ong sul territorio non sembra fino ad ora aver risolto la situazione. Infallibile ma evidentemente per alcuni troppo scontato, il sillogismo “più grande è la concordia e maggiore è l’unione, allora migliore è la forza”.
Andrebbe poi analizzata e compresa l’azione degli Organismi Internazionali che, nonostante la loro presenza in Grecia, non sono riusciti ad oggi ancora a dimostrare la vera efficacia dei loro interventi. Penso inoltre che sarebbe utile comprendere fino in fondo come vengano utilizzati i contributi volontari di governi, aziende, e privati cittadini, cosicché si possa trovare insieme la strada da percorrere per ottenere risultati migliori.
Ai Migranti non servono comunicati stampa che riportano dati o convegni che in questi ultimi anni proliferano in tutta Europa. Occorrono legali in grado di supportarli nelle pratiche di richiesta asilo, è indispensabile il sostegno di psicologi che intervengano per fornire un supporto a chi quotidianamente porta con sé il ricordo del dramma vissuto nella propria terra. Tutto questo non è garantito e ove raramente presente è del tutto insufficiente. Chi dice il contrario probabilmente non è stato in Grecia.
Dopo questo lungo elenco di carenze e tristi realtà, è giusto anche raccontare con un sorriso la presenza di centinaia di volontari europei indipendenti che non si rassegnano alle scelte di questa Europa. E’ grazie ad alcuni di loro che nasce la No Border Radio in diretta streaming dal campo di Eko Station, è così che si creano spazi di accoglienza affinché i bimbi possano giocare e luoghi in cui le donne possano parlare tra di loro per tornare, anche solo per un momento, ad essere donne e non soltanto madri, è con alcuni di questi volontari che ad Idomeni si è potuto creare un centro culturale per i bambini e per gli adulti.
Tutto ciò però non è sufficiente, bisognerà pretendere molto di più e su questo la politica continua a non fare la propria parte. Se l’Europa non tornerà ad essere quella della fratellanza e dei popoli, verrà un giorno in cui guardando indietro ci vergogneremo per aver lasciato migliaia di donne, bambini, anziani e uomini in attesa di un rifugio salubre e sicuro. Quello sarà il giorno in cui la Storia chiederà conto ad un’Europa che ha rinnegato ciò che la poteva far grande: la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
*Coordinatrice Servizio Rapporti con le Ong
IDOMENI – 23 MAGGIO 2016 – IL FILMATO DI STEFANO SCIALOTTI 
19 giugno 2016

http://www.articolo21.org/2016/06/migranti-in-grecia-una-vita-di-violazioni-dei-diritti-umani/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

domenica 29 maggio 2016

BPW Perle dal Mondo:Gemellaggio Battipaglia Atene (2-5 giugno 2016)


   



                                      PROGRAMMA DI ATTIVITÀ

GIOVEDI, 02 GIUGNO 2016-

Ore 15.00 Arrivo in aeroporto internazionale di Atene

Ore 17.00-19.30 Tempo libero in hotel

Ore 20.00-22.00 Cena al centro di Atene

VENERDÌ, 3 GIUGNO 2016

Ore   9.30-13.30 Visita guidata presso l'Acropoli e il Museo dell'Acropoli

Ore 13.30-15.30 Pranzo presso l'area Plaka

Ore 16.00-18.00 Tempo libero in hotel

Ore 18.30-20.30 Keynote Discorsi & Gemellaggio Ceremony (Golden Age Hotel)

Ore 20.30-22.30 Cena di Gala (Golden Age Hotel - Sala Banchetti)

SABATO 4 GIUGNO 2016

 Ore   9.00-11.00 Partenza in autobus a Micene ed Epidauro

Ore 11.00-13.00 Visita guidata ai monumenti antichi

Ore 13.00-15.00 Pranzo presso l'area Epidauro / Micene

Ore 15.00-16.00 Partenza inautobus per Naflplio

Ore 16.00-18.00 caffè e dessert

18.00-20.00 Ritorno ad Atene

DOMENICA 5 GIUGNO 2016

Ore 10.30-12.00 Prima colazione e caffè addio

Ore12.00 Partenza per l'aereoporto internazionale di Atene

mercoledì 11 maggio 2016

Lontani dalla cultura, più vicini alle crisi: un rinascimento euromediterraneo è possibile?”


Il libro, edito da Albeggi nel 2014 e vincitore dell’Alexandria Scriptori Festival 2014, è la rivisitazione in chiave positiva e propositiva della crisi greca, dove accanto a numeri nefasti e trend in peggioramento, si stimoli il vecchio continente a riformarsi per non esaurire la propria spinta propulsiva, sulla scorta degli auspici dei padri fondatori dell’Unione: De Gasperi, Adenauer, Spinelli. E coinvolgendo storie di eroi ellenici, del passato e del presente, che possano essere un pungolo per cittadini e classe dirigente, nella consapevolezza che l’Europa o è mediterranea o non è. 

Nel 2015 il Ministero degli Affari Esteri italiano e l’Istituto Italiano di Cultura di Atene lo hanno ritenuto meritevole di essere tradotto in lingua greca per fini sociali e culturali.  
“Millenni prima di Cristo la Grecia ha prodotto un qualcosa da cui si sono abbeverati nel corso dei secoli tutti i popoli e tutti gli Stati: la civiltà – osserva De Palo - . Il cosiddetto “politismòs” è stato il collante di successi e trionfi, proliferazione di altre civiltà e progresso scientifico, curvoni della storia, discese e risalite. No, non è questo un cocciuto e retorico invito alla nostalgia, bensì una scommessa: rischiosa ma affascinante. La rivoluzione, sin qui dimenticata, del grande bagaglio storico e culturale della Grecia potrebbe oggi essere nuova linfa per il tanto auspicato Eurorinascimento Mediterraneo, che occorre come l’aria tanto alla Grecia quanto agli altri stati membri. Punirne uno per educare altri ventisette non scongiurerà i rischi che sono, evidenti, sul tavolo. La questione della messa in comunione dei debiti, il tentativo di sviluppo europeo senza incrinare i rapporti di buon vicinato a oriente e a occidente, la mancanza strutturata di una politica culturale, il dossier migrazioni, le dinamiche energetiche con i nuovi intrecci geopolitici, il fronte caldo caldissimo del Medio Oriente, le interlocuzioni con i Paesi Brics. In una sola parola: un’agenda europea condivisa e forte che non releghi il vecchio continente a comparsa”. 

Secondo De Palo “tutto questo ha un suo peculiare cordone ombelicale con l’Egeo. Se è pur vero che ne La Repubblica Platone istruiva al compito principale di “invitare a pensare sul destino della vita individuale e sociale degli uomini per un destino da immaginare, argomentare e costruire”, è altrettanto vero che negli ultimi cinque lustri è mancata clamorosamente una seria e lungimirante programmazione sociopolitica anche da parte delle elites. Queste ultime anziché fare da pungolo alla politica europea si sono assopite in una mescolanza, limacciosa e afona, che ha prodotto l’euroimmobilismo a cui oggi si assiste. Una politica che fa a meno di domande, spunti, analisi e dita alzate per eccepire è una politica che non ha vita lunga. E che in quella breve parabola non produce buoni frutti, ma rattoppi o ancora peggio danni”. 

E conclude: “Società e politica devono tornare a parlarsi e a capirsi, a dibattere e a decidere per il meglio, a scontrarsi per consentire che nasca l’idea. Devono imitare i dialoghi socratici, quando le ore trascorse a discutere di tesi e contro tesi, a smontare le opinioni altrui per rimontarne una più corretta, non erano mai troppe”.  
“Essere un filellina non significa ingegnarsi per reperire tout court giustificazioni o per essere ciechi partigiani di un popolo. Essere un filellina vuol dire inchinarsi a quello sterminato alfabeto di civiltà che è proliferato millenni fa per farne tesoro, per attualizzarlo in tempi di globalizzazione selvaggia, per distillarlo nelle giovani generazioni affinché non crescano scoraggiate, per inculcarlo nelle anime di chi è classe dirigente ma ne dimentica ruolo e funzione sociale, per rafforzarlo nei veri grandi eroi dell’Europa che vuole scacciare il medioevo 2.0 in cui ci troviamo: i maestri che, già oggi, alleveranno i cittadini futuri”.

martedì 10 maggio 2016

IDOMENI già dimenticata!"A ‪#‎Idomeni‬ stiamo morendo come in Siria, soltanto più lentamente"...

"A ‪#‎Idomeni‬ stiamo morendo come in Siria, soltanto più lentamente", ha detto oggi un profugo ad un medico. E ha ragione. Noi siamo appena tornati da lì e possiamo testimoniare che la situazione è disperata, e rischia di diventare catastrofica con l'approssimarsi dell'estate.

Giovedì alle 18.30 qui allo Spazio Tilt Porco Rosso un incontro pubblico cittadino, che trasmetteremo anche in diretta su Fb per spiegare quello che abbiamo visto, e come proveremo a portare avanti il nostro impegno.

Questa è la foto di una dei 5000 bambini che sono nel campo in condizioni estreme, disperate. Aiutateci a far sapere al mondo che in Europa esiste un inferno in terra, che il governo greco non è supportato in nessun modo per fare fronte ad una tragedia immane che si sta consumando ad un'ora di volo da casa nostra. Grazie.

giovedì 28 aprile 2016

Una lettera da Idomeni .....Petition update

 
Apr 28, 2016 — Vi prego, carissime sostenitrici e sostenitori, di leggere questa lettera inviata alla nostra amica Maria della Rete femminista "No muri, no recinti", che lei ci ha trasmesso. Ora Maria è in Grecia e aspettiamo di sapere nuove notizie.
Chi scrive è una delle meravigliose donne greche che pur nella loro difficilissima situazione sono capaci di accogliere, sostenere, assitere, aiutare in tutti i modi. Questa è Europa per noi, la vera Europa, non quella disumana e ipocrita dei muri che continuano a moltiplicarsi. Quindi continuiamo a sensibilizzare il più alto numero di persone possibile, dobbiamo avere tanta forza per resistere al tentativo di riportare indietro la storia verso il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia,
Questa è la lettera: "A proposito di Idomeni, Maria, la situazione è senza speranza. La maggior parte dei rifugiati è composta da famiglie con bambini e ci sono molte donne in attesa di partorire. Noi, come spazio "Area solidarietà donne", in collaborazione con altri movimenti di solidarietà, in questa fase offriamo ospitalità nelle case delle donne del nostro gruppo a persone che si trasferiscono a Salonicco per cure mediche o per preparare i documenti per il ricongiungimento con parenti già all'estero. Ho avuto in casa una donna con due gemelli. Il ragazzo, malato, è stato all’ospedale e poi la madre con i due gemelli sono stati accompagnati da noi nuovamente a Idomeni perché la madre desiderava tornare presso la sorella che era rimasta nel campo e si sentiva più sicura. Altre tre donne ospitano famiglie con i bambini e una donna incinta. Il denaro che è stato inviato dalle donne in Italia ci ha aiutato per qualche giorno per l'acquisto di cibo per le famiglie ospitate. Purtroppo, come ben sai Maria, parallelamente noi sosteniamo nel nostro centro madri sole, disoccupate, in una situazione economica di per sé già molto crritica. Ieri nello spazio solidale erano rimasti solo quattro pacchetti di spaghetti. Non avevamo né latte (che è basilare per i bambini), né olio... Per questo motivo questa settimana non siamo andate a Idomeni perché non avevamo più nulla da portare e non avevamo neanche più il denaro per acquistare il carburante.
Con riferimento alla situazione a Idomeni, la maggior parte delle persone non sa cosa fare per ottenere la documentazione e, purtroppo, l'atteggiamento dei responsabili non è chiaro. Ogni giorno cerchiamo di contattare via Skype questi responsabili e nessuno risponde. Ora ci siamo rivolte ad alcuni avvocati solidali e speriamo di essere in grado di fare qualcosa. Molti profughi rischiano di rimanere bloccati qui anche se avrebbero diritto al ricongiungimento famigliare. Così, non so cosa faremo... I profughi dicono "Vi ringraziamo molto e capiamo che anche voi siete in una situazione difficile". Ti mando alcune foto da Idomeni (scattate nelle volte precedenti in cui siamo andate) e dallo Spazio solidale delle donne qui a Salonicco. Baci. Voula"
Floriana Lipparini
Italy

giovedì 21 aprile 2016

11 maggio-GRECO eroe d'Europa all'IIC di Atene-«ΕΛΛΗΝΑΣ, ο Ήρωας της Ευρώπης» του Ιταλού δημοσιογράφου Φραντσέσκο Ντε Πάλο

In occasione dell'uscita in lingua greca del pamhplet "GRECO-eroe d'Europa", per gentile ospitalità dell'IIC di Atene,11 maggio 2016 ora 18,30- parleremo di Greci, di eroi e di Unione.

Non un libro sulla crisi. Ma contro la crisi.

Francesco De Palo
https://www.facebook.com/events/1719625838281337/



Eroe d’Europa o errore d’Europa? Il simpatico teatrino semantico ha accompagnato un ragionamento ad ampio raggio tra il crac di Lehman nel 2008 e il primo riverbero nel vecchio continente con il quasi default ellenico, che in uno scenario altamente indicativo come il Centro Studi Americani di Roma è stato affrontato da vari “punti cardinali”. La visione nord europea, con la difficoltà di quei cittadini di serie A nel comprendere perché prestare denaro a chi non è e non sarà in grado di restituirlo; la versione mediterranea, con la massiccia consapevolezza che proprio per non avere più né somari né primi della classe che schiacciano gli altri, occorre un nuovo euro-rinascimento che parta dalle intellighenzie; e la visione di chi immagina un punto di rottura nelle prossime elezioni europee di maggio, quando i partiti anti euro e anti Ue potrebbero ottenere un risultato clamoroso, costringendo l’intero sistema ad evolversi.
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Greco-eroe d’Europa non è solo il titolo del mio libro  ma è un auspicio, con tanto di prove date dalla storia, recente e lontana. Ha scritto Zygmunt Bauman che «L’Europa non è un tesoro che va scoperto ma una statua che deve essere scolpita». I greci sono un popolo assolutamente peculiare. Non amano essere comandati, non possono subire inquadramenti rigidi, non hanno un ordine mentale prestabilito. Vivono di impulsi, di slanci, di attriti, di faide, di campanilismi, così come la storia ci ricorda. Guardare ai fatti di ieri per decifrare quelli di oggi può risultare un esercizio utile per snocciolare cosa si nasconde effettivamente nell’animo greco.
Lì dove per un momento sembra che regni solo il caos di problematiche o la confusione di soluzioni si possono scorgere invece i contorni della chiave per aprire il libro delle risposte. Gli esempi di eroismi, del passato lontano e più recente, servono per radiografare la mentalità ellenica che fin qui nessuno ha analizzato, fermandosi solo a trattare Pil, spread o quantificazioni dei debiti. Invece non è solo con dati alfanumerici o previsioni di bilancio che si può spiegare questa grande crisi che non è meramente ellenica. Sbagliato e controproducente non capire come dall’Egeo sia partito il segnale di allarme per un’intera visione che semplicemente oggi non si sposa più con i parametri di questo mondo. Giorgio La Pira, politico italiano, sindaco di Firenze, terziario domenicano, ebbe a dire: «Nel destino del Mediterraneo, la tenda della pace» quasi a voler intendere che la risposta è nel mare nostrum, non per una volontà romantica o per un tentativo meridionalistico di risolvere i nodi, bensì perché fisiologicamente non può che essere quello il baricentro di un continente che per la smania di dati e trend ha perso la meta più preziosa: una visione.
E allora quali le nuove lenti da inforcare per “leggere” le pagine che fin qui in moltissimi hanno scelto di ignorare? Le storie di coraggio degli eroi ellenici, da Leonida a Glenzos, da Vaxevanis a Markaris, possono essere un’occasione per scardinare silenzi e cecità, per mettere un po’ di sale lì dove la ferita brucia di più: per prendere coscienza di come siano gli uomini, e non i numeri, a contenere al proprio interno la meta agognata che nessuno ha ancora raggiunto.
Twitter@FDepalo
 

venerdì 15 aprile 2016

...lettera da Roma,E IO PAGO-...tutti i soldi che gli italiani pagano per mantenere la capitale più corrotta e inefficiente d’Europa!

 
E IO PAGO
 
Da documenti inediti tutti i soldi che gli italiani pagano per mantenere la capitale più
corrotta e inefficiente d’Europa
di Daniele Frongia e Laura Maragnani
 
Chiarelettere, collana Principio attivo, pp. 384, 17,50 euro
 
“Ci sono molte cose che possiamo imparare dal disastro di Roma.
E chiedere che siano fatte, in tutta Italia, per ridurre gli sprechi e i danni alla nostra vita.
Daniele Frongia, presidente della Commissione per la spending review di Roma Capitale
UN LIBRO UNICO e rivelatore. Per la prima volta vengono resi pubblici i dati raccolti
dalla Commissione che per più di due anni ha lavorato sui conti dissestati e dissennati
di Roma Capitale. UN TE SORO DI DOCUMENTI INEDITI “dimenticati” nei cassetti
dell’amministrazione Marino.
Finalmente possiamo vedere i numeri del grande saccheggio di Roma A SPESE DI
TUTTA ITALIA. E scoprire quello che nemmeno potevamo immaginare. Che il
Campidoglio perde 400 milioni di euro annui tra i servizi (non dovuti) offerti
gratuitamente alla Chiesa e le tasse evase dal Vaticano. Che l’acqua per le fontane
della capitale ci costa più di 5 milioni di euro l’anno; che cooperative, circoli sportivi e
ospedali privati fanno affari in residenze da sogno a spese nostre; che otto inquilini su
dieci del Comune (naturalmente in pieno centro) non pagano l’affitto da anni. E molto
altro: c’è un’Italia che se ne frega di bollette, multe, tasse, contratti, e c’è un Comune
che non riesce a farsi pagare niente. Tanto c’è l’altra parte del paese che paga per
tutti: almeno mezzo miliardo l’anno. Roma è il simbolo di una mala gestione diventata
sistema in tanti, troppi comuni. Dall’esperienza del buco capitale, ecco un vademecum
per i cittadini che vogliono DARE LA CACCIA AGLI SPRECHI e dire BASTA AI BILANCI
FASULLI delle loro città. Una guida chiara alla buona amministrazione e un metodo
facile, che può far risparmiare tutti.
DANIELE FRONGIA, romano, statistico e informatico presso l’Istat, è stato fino al
2015 consigliere comunale del movimento Cinque Stelle e presidente della
Commissione per la riforma e la razionalizzazione della spesa di Roma.
LAURA MARAGNANI, giornalista (“Europeo”, “Panorama”), è autrice de LE RAGAZZE
DI BENIN CITY (Melampo 2007) e I RAGAZZI DEL ’76 (Utet 2010). Ha collaborato alla
stesura di ECCE OMO (con Franco Grillini, Rizzoli 2008) e MASSONI (con Gioele Magaldi,
Chiarelettere 2014).
 
Daniele Frongia destinerà il ricavato del libro all’associazione Piccolo Grande Cuore Onlus
per contribuire all’acquisto di un ecocardiografo dedicato alla diagnosi prenatale delle
patologie cardiache per il servizio di Cardiologia pediatrica del Policlinico Umberto I
Università La Sapienza (Roma).

giovedì 14 aprile 2016

Visita di Sua Santità Francesco a Lesvos (16 aprile 2016) -Il Santo Padre viene ricevuto dal Primo Ministro Tsipras

Visita di Sua Santità Francesco a Lesvos (Grecia) (16 aprile 2016) - Programma, 14.04.2016


07:00 Partenza dall’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino per Mytilene
10:20 Arrivo all’aeroporto internazionale di Mytilene
CERIMONIA DI BENVENUTOIl Santo Padre viene ricevuto dal Primo Ministro; riceve poi il benvenuto da parte di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e, subito dopo, di S.E. Mons. Fragkiskos Papamanolis, OFM Cap, Presidente della Conferenza Episcopale greca.
10:35 INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO(in aeroporto)
10:55 Trasferimento in minibus con Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos al Mòria refugee camp (16 Km).
11:15 Arrivo al Mòria refugee camp (che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo)
VISITA AI RIFUGIATILungo le transenne sono riuniti circa 150 minorenni ospiti del centro.
I leader religiosi attraversano il cortile dedicato alla registrazione dei profughi e raggiungono la grande tenda dove salutano individualmente circa 250 richiedenti asilo.
12.25: Discorsi dell’Arcivescovo Ieronymos; del Patriarca Bartolomeo e del Santo Padre Francesco dal podio nel cortile di registrazione dei profughi.
12.40: Firma della dichiarazione congiunta.
12.45: Pranzo dei tre leader religiosi con alcuni rifugiati nel container alle spalle del podio.
13.30 trasferimento in minibus al porto (8 Km)
13.45 arrivo al Presidio della Guardia Costiera.
INCONTRO CON LA CITTADINANZA E CON LA COMUNITÀ CATTOLICA. MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI.
Discorso del Santo Padre
Al termine, i tre leader religiosi recitano ciascuno una breve preghiera per le vittime delle migrazioni.
Chiamato un minuto di silenzio, i tre leader ricevono da tre bambini corone di alloro, che verranno lanciate in mare.
14:15 trasferimento in minibus all’aeroporto (3 Km).
14:30 In aeroporto:
INCONTRO PRIVATO CON L’ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA
INCONTRO PRIVATO CON IL PATRIARCA ECUMENICO
INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO
15:00 CERIMONIA DI CONGEDO
15:15 Partenza in aereo dall’aeroporto internazionale di Mytilene per Roma.
16:30 Arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino.

martedì 12 aprile 2016

A Taranto il 15 Aprile...“Nata a Costantinopoli”, opera teatrale a cura del regista Alfredo Traversa, per “Teatro della Fede Eventi” e con le scenografie perfezionate da Ciro Lupo, è stata ideata da Giancarlo Antonucci, presidente dell’associazione culturale Dopolavoro Filellenico di Taranto. La rappresentazione artistica si basa sul testo raccolto da Daniela Rotondo, in sinergia con la stessa Elena Xenopulu.



(di Alessandra Carpino)

La sacralità della testimonianza diretta, la rivelazione di un periodo storico quasi misterioso ed inesplorato, la dimensione onirica del racconto e delle memorie in esso incastonate. “Nata a Costantinopoli” è sintesi e rappresentazione di tutti questi concetti, di tutte queste visioni sviluppate su piani che s’intersecano. E’ una drammatizzazione teatrale della vita di Elena Xenopulu (Eleni in greco), già appartenente alla comunità ellenica della sontuosa Istanbul, costretta come tanti altri legati alla stessa etnia, ad abbandonare la terra d’origine e la sua famiglia appena ventenne, nel corso della seconda metà degli Anni Sessanta. La giovane Elena scommetterà sull’occasione alternativa di un percorso intimo e formativo: emigrerà in Germania, alla ricerca di un lavoro e quindi di un’indipendenza sociale ed economica, ripudiando l’idea di dover cedere ad un matrimonio con un uomo turco, al fine di abbracciare completamente l’ideologia islamica.

I Greci continuano ancora oggi a chiamare nostalgicamente Costantinopoli o “la Polis, la Città” per antonomasia, l'antica colonia di Bisanzio che si affaccia sul Bosforo, l'odierna Istanbul. Costantinopoli, detta anche la Roma d'Oriente, fu capitale dell'Impero romano fino alla sua caduta il 29 maggio 1453. In Oriente si ebbe sempre la percezione di una continuità fra Impero romano e bizantino, tanto che i greci bizantini si definivano “romei” invece che elleni, e la grecità era detta “romiosìni”. Gli stessi turchi chiamano “rum” la minoranza greca della Polis. Nel 1921 i greci che abitavano in Turchia erano circa due milioni e mezzo; nel 1923, a causa dello scambio forzato di popolazione, in cifra superiore furono costretti a trasferirsi in Grecia. I circa 500 mila greci che nel 1921 vivevano a Istanbul si ridussero a 200mila e nel 1942, complice la forte tassa imposta sui capitali, l’etnia diminuì drasticamente. Nel 1955 circolò la notizia che una bomba fosse esplosa a Salonicco presso la casa natale di Mustafà Kemal Atatürk, considerato il padre della Turchia moderna, e che fossero responsabili i greci. L'allora presidente-dittatore Adnan Menderès ordinò di dare una lezione ai rum di Istanbul: i turchi effettuarono un vero pogrom, una “notte dei cristalli”, caratterizzata da violenze, spoliazioni e uccisioni che costrinsero all'emigrazione un'altra consistente parte dei pochi greci rimasti. Ancora nel 1964 la recrudescenza della crisi di Cipro colpisce di nuovo la comunità ellenica insita in Costantinopoli. Oggi non sono più di 10mila i greci che continuano a vivere in Turchia. Ad Istanbul ne sono rimasti tra i 2mila e i 5mil: “Polìtis” è il Greco della Polis, “Polìtissa” al femminile. La famiglia Xenopulu partì per la Grecia, mentre Elena decise immediatamente di cambiare vita, un'esistenza che fino ad allora era stata agiata e benestante, abbandonando tutto e conservando solo i ricordi dei giorni della giovinezza.

La permanenza in terra teutonica regalerà alla giovane Elena l’amore: decisivo sarà infatti l’incontro con Pietro, figlio della Puglia, emigrato per esigenze lavorative. Il matrimonio suggerirà ad entrambi il trasferimento nella Magna Grecia, nel meridione d’Italia: Elena, infatti, vive tuttora ad Oria e venerdì sera, in occasione della “prima”, si accomoderà in platea ed incontrerà gli spettatori.

Nata a Costantinopoli, opera teatrale a cura del regista Alfredo Traversa, per “Teatro della Fede Eventi” e con le scenografie perfezionate da Ciro Lupo, è stata ideata da Giancarlo Antonucci, presidente dell’associazione culturale Dopolavoro Filellenico di Taranto. La rappresentazione artistica si basa sul testo raccolto da Daniela Rotondo, in sinergia con la stessa Elena Xenopulu.

L’evento è in programma venerdì 15 aprile 2016, presso l’Auditorium Tarentum (sito in via Regina Elena, 122, a Taranto), con sipario previsto per le ore 21.15. Ad interpretare il ruolo della giovane Eleni è stata designata Valentina Rota, la quale sarà coadiuvata sul palco dagli attori Giuseppe Calamunci, Carmelo Lorizio, Clara Magazzino.

Il lavoro si avvale del patrocinio dell'Ambasciata di Grecia a Roma e la colonna sonora è stata composta dal celebre musicista Sakis Tsilikis, abbinata ai versi originali della canzone “Elena della Polis, firmati dal maestro del giornalismo Spiros Armodoros Metaxas, socio onorario del Dopolavoro Filellenico. La canzone è stata interpretata dalla voce suadente della famosa artista greca Vazia Zilou.

Un teatro umano, civile, che rompe gli schemi mentali, che scaturisce da un incontro in carne ed ossa, quello con Elena, della quale abbiamo condiviso artisticamente il percorso di vita- esordisce ALFREDO TRAVERSA, regista della performance- Il pubblico ascolterà parole vere, assisterà alla ricostruzioni di situazioni storiche realmente vissute da una persona che sarà presente in sala. Nulla di inventato, nè scritto in modo romanzato. Elena è la protagonista, costretta ad abbandonare Istanbul all’età di vent’anni. Viaggia da sola su un treno che la conduce dalla Turchia alla Germania, in cui altri profughi sono stipati come in un carro di bestiame. Nella nuova terra d’accoglienza, si concretizzerà il connubio con un italiano, Pietro. Una coincidenza particolare, per volontà del Fato: sposerà lui, un pugliese emigrato per lavoro”. Analizza poi la tipologia dell’opera inedita: “Si tratta di un esperimento teatrale un pò diverso, che non nasce dalla mera funzione drammatica, ma da una “vita” che coi portiamo in scena”. “La struttura consta di due momenti fondamentali- precisa Alfredo Traversa- Il primo è inerente l’incontro fra una greca ed un italiano in Germania, ed innesca un’attenzione particolare all’attualità, alle problematiche sulla migrazione per le quali i poteri teutonici sono chiamati a rintracciarne le soluzioni. Il secondo è storicamente romantico, poichè Elena è innamorata e racconta partecipe del proprio vissuto. Si materializza, quindi, parte della sua esistenza, narrata dalla sua nascita sino alla partenza da Istanbul”. Una sperimentazione narrativo-scenica di incredibile impatto sociale: “Vita, forma e materia: gli attori personificano i “ricordi”, non hanno la carica di “personaggi”; i periodi cruciali sono incastonati nell’arco cronologico dal ’51 al ’64. I suoni composti appositamente per l’opera sono stati interposti: siamo onorati che artisti del calibro di Tsilikis e Zilou abbiano abbracciato spontaneamente questa esperienza artistica”. “Si decrive un mondo a noi vicino, del quale siamo stati ignari per molto tempo: chiese, moschee, sinagoghe, un palcoscenico da sempre esistito e metabolizzato da etnie diverse, da comunità confluenti- dichiara il regista originario di Grottaglie- Nel caso specifico, emerge il discorso sul cambiamento culturale della donna, delle sue prese di posizione. La figura femminile gioca un ruolo importante: le situazioni sceniche portano a riflettere, poichè hanno contribuito ad una rivoluzione: Elena confida che, negli anni Sessanta, le donne arabe non vedevano l’ora di privarsi degli abiti tradizionali per indossare gonne e pantaloni. Quasi un deja vu, dilemmi mai estinti”. Assicura sulla carica emotiva ed intimistica della creatura scenica, Alfredo Traversa: “Nata a Costantinopoli” è uno spettacolo importante, impreziosito da linguaggio e musiche particolari, icone di una grande civiltà eterogenea: occorrerà immaginare le condizioni di Istanbul parallelamente al boom economico vissuto in Italia, un’occasione per aprire cuore, mente, anima”. Il pubblico percepirà la sensazione di partecipare ad un rito- confessa- L’arte teatrale creerà empatia, l’emozione sarà prodotta dall’ascolto del racconto di una persona, che poi è “testimone” concreta dei fatti, circondata da tre attori che daranno corpo alle sue “visioni”. Doppia considerazione circa l’attrice protagonista e la funzione della compagnia da lui gestita, entrambe rigorosamente autoctone: “La scelta di Valentina Rota deriva anche da un minimo di somiglianza al “personaggio” di Elena: la narrazione del suo incontro con Pietro suggerisce energia, allegria, propensione al sorriso e voglia di dimenticare, non un contesto tragico- afferma Alfredo Traversa- Elena lo definisce “il secondo capitolo della sua vita”, caratterizzato dal coraggio di metabolizzare il passato, di andare avanti con rinnovata positività. Arriva la “forza” del “messaggio scenico”: la storia di Elena è propedeutica per una riflessione sulla dimensione del futuro”. “La produzione dell’opera è affidata alla mia compagnia denominata “Teatro della Fede”, che spesso si è cimentata nell’esposizione di figure femminili originali, apprendendo le loro vicende fuori dai libri, attraverso autentiche indagini”, conclude il regista.



Direttamente da Atene, ad svelare la genesi del testo canoro intitolato “Elena della Polis” è proprio il suo autore, SPIROS ARMODOROS METAXAS, prestigiosa firma del giornalismo ellenico, già corrispondente dall’Italia per EPT, figura culturalmente eclettica, freelance ed opinionista a livello mondiale.Si tratta di una canzone, i cui versi mi sono stati ispirati dalla storia della signora Elena, la quale ha vissuto il complicato periodo della diaspora dei greci da Costantinopoli- racconta con passione nel suo italiano perfetto- Nel 1960, infatti, inizia la “caccia alle streghe” da parte dei turchi, che ha rovinato l’atmosfera internazionale che esisteva fra le diverse comunità (greca, ebraica, araba) all’interno della Polis, prestigiosa denominazione accordata ad Istanbul. Affiorarono minacce e paure, quasi un secondo, doloroso capitolo inerente il rapporto fra i popoli ellenico ed ottomano dopo gli anni Venti”. Spirito fiero, orgoglioso, assolutamente scevro da alcun ardore negativo: “I greci cacciati, tuttavia, non sono mai stati animati da sentimenti di vendetta o razzismo: hanno preferito preservare i bei ricordi, la nostalgia. Una situazione analoga a quella che aveva coinvolto in precedenza Alessandria d’Egitto- confida la “filosofia” della popolazione alla quale appartiene, il maestro Metaxas- Elena rappresenta la rinuncia ad ogni desiderio di rivendicazione, esaltando invece le sue memorie, il suo legame intenso con Costantinopoli, la dimensione “europea” creata nel suo luogo d’origine. Racconta la Turchia con amore, il suo pensiero è costante verso gli anni trascorsi in quella terra: ha convissuto con questi ricordi, li ha scritti, e sono stati tradotti brillantemente da Giancarlo Antonucci. Ho visionato il testo originale, che contiene parole di un greco superato: un’operazione importante, un emblema linguistico pregiato”. Venerabilità annalistica, fonti da custodire, rievocazioni intime da preservare contro ogni oscurantismo: “Il tema è di eccezionale attualità- catechizza il giornalista- Elena è profuga in Germania, e qui conosce il “magnogreco” Pietro, emigrato dall’Italia alla ricerca di lavoro, il quale diventerà suo marito. Entrambe sono “fughe che uniscono”, coincidenze che inducono alla riflessione”. Un prodotto artistico genuino, quello offerto alla platea ionica: “La canzone consta di un testo commovente, le parole sono vibranti, le immagini intrise dello splendore e della nostalgia che caratterizzano il Bosforo- racconta Spiros Metaxas- Le musiche sono state composte e realizzate dal celebre maestro Sakis Tsilikis: ci conosciamo da molto tempo, abbiamo spesso collaborato nelle stazioni radio elleniche, è una persona seria, un grande professionista che trasmette didattica e passione insegnando nei conservatori ed in sue scuole teatrali. La melodia da lui concepita è in combinazione perfetta con la storia di Elena: la canzone è unica, in greco, e fungerà da epilogo alla piece, mentre otto brani musicali, altrettanto originali, accompagneranno come colonna sonora altri momenti dell’azione scenica”. Chiosa sulle sensazioni destate dall’esecuzione del brano inedito: “Ad interpretare il brano è stata scelta Vasia Zilou, nota cantante della musica leggera ellenica: la sua voce incanta, l’ho ascoltata durante la registrazione in studio e mi è venuto da piangere- commenta Metaxas- Nessun artista è riuscito a contenere le proprie emozioni. Si tratta di un’appassionata opera di teatro ecumenica, composta da pezzi unici, inediti, da presentare come un “dono”.



Costo del biglietto 8,00 €

Info: 3883059654




3394200112









domenica 10 aprile 2016

martedì 5 aprile 2016

Una storia italo-greca a Taranto,Nata a Costantinopoli, in scena all’Auditorium Tarentum dalla compagnia teatrale di Alfredo Traversa.Ελληνικής έμπνευσης παράσταση στον Τάραντα

 
 Venerdì prossimo, 15 aprile alle ore 21,15 sarà finalmente portato a compimento un lungo, impegnativo ed esaltante lavoro che ha coinvolto la nostra associazione per la realizzazione dell’opera teatrale Nata a Costantinopoli, in scena all’Auditorium Tarentum dalla compagnia teatrale di Alfredo Traversa.
Vi ricordo che al regista grottagliese avevamo affidato la trasposizione teatrale del testo relativo alla storia di Eleni Xenopulu, affinché ne realizzasse uno spettacolo. Ora tutto è pronto. La giovane attrice Valentina Rota interpreterà sul palco Elena quando appena ventenne fu costretta ad abbandonare la città in cui era nata e dove aveva trascorso gli anni della giovinezza, per fuggire all’estero. Le condizioni non permettevano più, infatti, ai Greci della comunità di restare in quel Paese con i turchi che erano sempre più violenti nei loro confronti.
La storia su cui si basa lo spettacolo è stata raccolta da Daniela e dalla stessa Eleni, che dopo aver sposato in Germania un italiano emigrato originario di Oria, Pietro, dopo una ventina d’anni è venuta a vivere in Puglia con la sua famiglia ed è amica della nostra associazione.
Elena e Pietro saranno in teatro a Taranto per incontrare gli spettatori. Il lavoro si avvale del patrocinio dell'Ambasciata di Grecia a Roma e la colonna sonora – un'opera in otto movimenti - è stata scritta dal celebre musicista compositore Sakis Tsilikis, mentre la canzone Elena della Polis, creata per questa occasione con i versi di Spiros A. Metaxas musicata dallo stesso Tsilikis è cantata dalla splendida voce di Vasia Zilu, interprete di grande talento capace di emozionare e commuovere. I tre artisti hanno regalato lo splendido prodotto del loro lavoro a questo progetto, mettendosi a completa disposizione generosamente e gratuitamente e abbracciando con passione la storia di Elena. Sulla scena anche Giuseppe Calamunci, Carmelo Lorizio, Clara Magazzino, scene di Ciro Lupo. Il biglietto d’ingresso costa 8,00 euro.
Invitate amici e conoscenti. Senza voler fare graduatorie, forse è la cosa più importante che l’associazione ha realizzato dalla sua nascita ad oggi, e lo spettacolo è stato già invitato a Roma dall’Ambasciatore greco e in Grecia. Riempiamo il teatro con orgoglio per questa festa che vuol essere anche un omaggio alla Patria del Teatro e della Poesia. 
Φιλάκια
Giancarlo Antonucci
 
 
http://www.catisart.gr/index.php/2010-03-28-10-49-51/4089-nata
Της Ειρήνης Αϊβαλιώτου

Μια ανθρώπινη και συγκινητική ιστορία θα παρουσιαστεί τις 15 Απριλίου στο θέατρο «Auditorium Tarentum», στον ιστορικό Τάραντα της Ιταλίας. Πρόκειται για την παράσταση «Nata a Costantinopoli» (Γεννημένη στην Κωνσταντινούπολη), που βασίζεται σε μια αληθινή ιστορία, την ιστορία της Ελένης, που τώρα ζει στον Τάραντα.
 
Όταν ήταν περίπου 20 χρονών η Πολίτισσα Ελένη προτίμησε να φύγει στη Γερμανία αντί να παντρευτεί έναν Τούρκο και να γίνει μουσουλμάνα. Εκεί στη Γερμανία δούλεψε σκληρά και γνώρισε τον άντρα της ζωής της, τον Πιέτρο, έναν Ιταλό μετανάστη που δούλευε κι αυτός σε εργοστάσιο. Έκαναν δύο παιδιά, την Patty και τον Renèe, και ύστερα από πολύ καιρό, περίπου 20 χρόνια, επέστρεψαν στην Ιταλία και εγκαταστάθηκαν σε ένα χωριό της Απουλίας. Η Daniela Rotondo και η ίδια η Ελένη Ξενοπούλου συνέγραψαν αυτή τη μοναδική ιστορία δύναμης και αντίστασης. Ο γνωστός σκηνοθέτης Alfredo Traversa επιμελήθηκε θεατρικά το έργο, στο οποίο πρωταγωνιστεί η φημισμένη ηθοποιός Valentina Rota.
Η πρωτότυπη μουσική είναι του Σάκη Τσιλίκη. Η Βάσια Ζήλου ερμηνεύει με τρόπο αισθαντικό το υπέροχο τραγούδι «Έλενα της Πόλις», του οποίου τους στίχους έγραψε ο Σπύρος Α. Μεταξάς.
H παράσταση πραγματοποιείται υπό την αιγίδα της Ελληνικής Πρεσβείας στη Ρώμη, του Dopolavoro Filellenico και του φιλέλληνα καθηγητή Giancarlo Antonucci.
Μια ωραία προσπάθεια από τους φίλους μας τους Ταραντίνους, που αξίζει υποστήριξης.