(di Alessandra Carpino)
La
sacralità della testimonianza diretta, la rivelazione di un periodo
storico quasi misterioso ed inesplorato, la dimensione onirica del
racconto e delle memorie in esso incastonate. “Nata
a Costantinopoli” è
sintesi e rappresentazione di tutti questi concetti, di tutte queste
visioni sviluppate su piani che s’intersecano. E’ una
drammatizzazione teatrale della vita di Elena
Xenopulu (Eleni in
greco), già appartenente alla comunità ellenica della sontuosa
Istanbul, costretta come tanti altri legati alla stessa etnia, ad
abbandonare la terra d’origine e la sua famiglia appena ventenne,
nel corso della seconda metà degli Anni Sessanta. La giovane Elena
scommetterà sull’occasione alternativa di un percorso intimo e
formativo: emigrerà in Germania, alla ricerca di un lavoro e quindi
di un’indipendenza sociale ed economica, ripudiando l’idea di
dover cedere ad un matrimonio con un uomo turco, al fine di
abbracciare completamente l’ideologia islamica.
I
Greci continuano ancora oggi a chiamare nostalgicamente
Costantinopoli o “la
Polis, la Città”
per antonomasia, l'antica colonia di Bisanzio che si affaccia sul
Bosforo, l'odierna Istanbul. Costantinopoli, detta anche la
Roma d'Oriente,
fu capitale dell'Impero romano fino alla sua caduta il 29 maggio
1453. In Oriente si ebbe sempre la percezione di una continuità fra
Impero romano e bizantino, tanto che i greci bizantini si definivano
“romei”
invece che elleni, e la grecità era detta “romiosìni”.
Gli stessi turchi chiamano “rum”
la minoranza greca della Polis. Nel 1921 i greci che abitavano in
Turchia erano circa due milioni e mezzo; nel 1923, a causa dello
scambio forzato di popolazione, in cifra superiore furono costretti a
trasferirsi in Grecia. I circa 500 mila greci che nel 1921 vivevano a
Istanbul si ridussero a 200mila e nel 1942, complice la forte tassa
imposta sui capitali, l’etnia diminuì drasticamente. Nel 1955
circolò la notizia che una bomba fosse esplosa a Salonicco presso la
casa natale di Mustafà Kemal Atatürk, considerato il padre della
Turchia moderna, e che fossero responsabili i greci. L'allora
presidente-dittatore Adnan Menderès ordinò di dare una lezione ai
rum di Istanbul: i turchi effettuarono un vero pogrom, una “notte
dei cristalli”, caratterizzata da violenze, spoliazioni e uccisioni
che costrinsero all'emigrazione un'altra consistente parte dei pochi
greci rimasti. Ancora nel 1964 la recrudescenza della crisi di Cipro
colpisce di nuovo la comunità ellenica insita in Costantinopoli.
Oggi non sono più di 10mila i greci che continuano a vivere in
Turchia. Ad Istanbul ne sono rimasti tra i 2mila e i 5mil: “Polìtis”
è il Greco della Polis, “Polìtissa” al femminile. La famiglia
Xenopulu partì per la Grecia, mentre Elena decise immediatamente di
cambiare vita, un'esistenza che fino ad allora era stata agiata e
benestante, abbandonando tutto e conservando solo i ricordi dei
giorni della giovinezza.
La
permanenza in terra teutonica regalerà alla giovane Elena l’amore:
decisivo sarà infatti l’incontro con Pietro, figlio della Puglia,
emigrato per esigenze lavorative. Il matrimonio suggerirà ad
entrambi il trasferimento nella Magna Grecia, nel meridione d’Italia:
Elena, infatti, vive tuttora ad Oria e venerdì sera, in occasione
della “prima”, si accomoderà in platea ed incontrerà gli
spettatori.
“Nata
a Costantinopoli”,
opera
teatrale a cura del regista Alfredo
Traversa, per
“Teatro della Fede Eventi”
e con le scenografie perfezionate da Ciro Lupo, è stata ideata da
Giancarlo
Antonucci,
presidente dell’associazione culturale Dopolavoro
Filellenico di Taranto. La
rappresentazione artistica si basa sul testo raccolto da Daniela
Rotondo,
in sinergia con la stessa Elena
Xenopulu.
L’evento
è in programma venerdì
15 aprile 2016,
presso l’Auditorium
Tarentum
(sito in via Regina Elena, 122, a Taranto), con sipario previsto per
le ore 21.15. Ad interpretare il ruolo della giovane Eleni è stata
designata Valentina
Rota,
la quale sarà coadiuvata sul palco dagli attori Giuseppe
Calamunci, Carmelo Lorizio, Clara Magazzino.
Il
lavoro si avvale del patrocinio dell'Ambasciata
di Grecia a Roma e
la colonna sonora è stata composta dal celebre musicista Sakis
Tsilikis,
abbinata ai versi originali della canzone “Elena
della Polis”,
firmati dal maestro del giornalismo Spiros
Armodoros Metaxas,
socio onorario del Dopolavoro Filellenico. La canzone è stata
interpretata dalla voce suadente della famosa artista greca Vazia
Zilou.
“Un
teatro umano, civile, che rompe gli schemi mentali, che scaturisce da
un incontro in carne ed ossa, quello con Elena, della quale abbiamo
condiviso artisticamente il percorso di vita-
esordisce ALFREDO
TRAVERSA, regista
della performance- Il
pubblico ascolterà parole vere, assisterà alla ricostruzioni di
situazioni storiche realmente vissute da una persona che sarà
presente in sala. Nulla di inventato, nè scritto in modo romanzato.
Elena è la protagonista, costretta ad abbandonare Istanbul all’età
di vent’anni. Viaggia da sola su un treno che la conduce dalla
Turchia alla Germania, in cui altri profughi sono stipati come in un
carro di bestiame. Nella nuova terra d’accoglienza, si
concretizzerà il connubio con un italiano, Pietro. Una coincidenza
particolare, per volontà del Fato: sposerà lui, un pugliese
emigrato per lavoro”.
Analizza poi la tipologia dell’opera inedita: “Si
tratta di un esperimento teatrale un pò diverso, che non nasce dalla
mera funzione drammatica, ma da una “vita” che coi portiamo in
scena”. “La
struttura consta di due momenti fondamentali- precisa
Alfredo Traversa- Il
primo è inerente l’incontro fra una greca ed un italiano in
Germania, ed innesca un’attenzione particolare all’attualità,
alle problematiche sulla migrazione per le quali i poteri teutonici
sono chiamati a rintracciarne le soluzioni. Il secondo è
storicamente romantico, poichè Elena è innamorata e racconta
partecipe del proprio vissuto. Si materializza, quindi, parte della
sua esistenza, narrata dalla sua nascita sino alla partenza da
Istanbul”. Una
sperimentazione narrativo-scenica di incredibile impatto sociale:
“Vita, forma e
materia: gli attori personificano i “ricordi”, non hanno la
carica di “personaggi”;
i periodi cruciali sono
incastonati nell’arco cronologico dal ’51 al ’64. I suoni
composti appositamente per l’opera sono stati interposti: siamo
onorati che artisti del calibro di Tsilikis e Zilou abbiano
abbracciato spontaneamente questa esperienza artistica”.
“Si decrive un mondo
a noi vicino, del quale siamo stati ignari per molto tempo: chiese,
moschee, sinagoghe, un palcoscenico da sempre esistito e
metabolizzato da etnie diverse, da comunità confluenti- dichiara
il regista originario di Grottaglie-
Nel caso specifico, emerge il discorso sul cambiamento culturale
della donna, delle sue prese di posizione. La figura femminile gioca
un ruolo importante: le situazioni sceniche portano a riflettere,
poichè hanno contribuito ad una rivoluzione: Elena confida che,
negli anni Sessanta, le donne arabe non vedevano l’ora di privarsi
degli abiti tradizionali per indossare gonne e pantaloni. Quasi un
deja vu, dilemmi mai estinti”. Assicura
sulla carica emotiva ed intimistica della creatura scenica, Alfredo
Traversa: “Nata a
Costantinopoli” è uno spettacolo importante, impreziosito da
linguaggio e musiche particolari, icone di una grande civiltà
eterogenea: occorrerà immaginare le condizioni di Istanbul
parallelamente al boom economico vissuto in Italia, un’occasione
per aprire cuore, mente, anima”. “Il
pubblico percepirà la sensazione di partecipare ad un rito-
confessa-
L’arte teatrale creerà empatia, l’emozione sarà prodotta
dall’ascolto del racconto di una persona, che poi è “testimone”
concreta dei fatti, circondata da tre attori che daranno corpo alle
sue “visioni”. Doppia
considerazione circa l’attrice protagonista e la funzione della
compagnia da lui gestita, entrambe rigorosamente autoctone: “La
scelta di Valentina Rota deriva anche da un minimo di somiglianza al
“personaggio” di Elena: la narrazione del suo incontro con Pietro
suggerisce energia, allegria, propensione al sorriso e voglia di
dimenticare, non un contesto tragico-
afferma Alfredo Traversa- Elena
lo definisce “il secondo capitolo della sua vita”, caratterizzato
dal coraggio di metabolizzare il passato, di andare avanti con
rinnovata positività. Arriva la “forza” del “messaggio
scenico”: la storia di Elena è propedeutica per una riflessione
sulla dimensione del futuro”.
“La produzione
dell’opera è affidata alla mia compagnia denominata “Teatro
della Fede”, che spesso si è cimentata nell’esposizione di
figure femminili originali, apprendendo le loro vicende fuori dai
libri, attraverso autentiche indagini”,
conclude il regista.
Direttamente
da Atene, ad svelare la genesi del testo canoro intitolato “Elena
della Polis” è
proprio il suo autore, SPIROS
ARMODOROS METAXAS,
prestigiosa firma del giornalismo ellenico, già corrispondente
dall’Italia per EPT, figura culturalmente eclettica, freelance ed
opinionista a livello mondiale. “Si
tratta di una canzone, i cui versi mi sono stati ispirati dalla
storia della signora Elena, la quale ha vissuto il complicato periodo
della diaspora dei greci da Costantinopoli- racconta
con passione nel suo italiano perfetto-
Nel 1960, infatti, inizia la “caccia alle streghe” da parte dei
turchi, che ha rovinato l’atmosfera internazionale che esisteva fra
le diverse comunità (greca, ebraica, araba) all’interno della
Polis, prestigiosa denominazione accordata ad Istanbul. Affiorarono
minacce e paure, quasi un secondo, doloroso capitolo inerente il
rapporto fra i popoli ellenico ed ottomano dopo gli anni Venti”.
Spirito fiero,
orgoglioso, assolutamente scevro da alcun ardore negativo: “I
greci cacciati, tuttavia, non sono mai stati animati da sentimenti di
vendetta o razzismo: hanno preferito preservare i bei ricordi, la
nostalgia. Una situazione analoga a quella che aveva coinvolto in
precedenza Alessandria d’Egitto-
confida la “filosofia” della popolazione alla quale appartiene,
il maestro Metaxas- Elena
rappresenta la rinuncia ad ogni desiderio di rivendicazione,
esaltando invece le sue memorie, il suo legame intenso con
Costantinopoli, la dimensione “europea” creata nel suo luogo
d’origine. Racconta la Turchia con amore, il suo pensiero è
costante verso gli anni trascorsi in quella terra: ha convissuto con
questi ricordi, li ha scritti, e sono stati
tradotti brillantemente
da Giancarlo Antonucci. Ho visionato il testo originale, che contiene
parole di un greco superato: un’operazione importante, un emblema
linguistico pregiato”. Venerabilità
annalistica, fonti da custodire, rievocazioni intime da preservare
contro ogni oscurantismo: “Il
tema è di eccezionale attualità- catechizza
il giornalista- Elena è
profuga in Germania, e qui conosce il “magnogreco” Pietro,
emigrato dall’Italia alla ricerca di lavoro, il quale diventerà
suo marito. Entrambe sono “fughe che uniscono”, coincidenze che
inducono alla riflessione”. Un
prodotto artistico genuino, quello offerto alla platea ionica: “La
canzone consta di un testo commovente, le parole sono vibranti, le
immagini intrise dello splendore e della nostalgia che caratterizzano
il Bosforo- racconta
Spiros Metaxas- Le
musiche sono state composte e realizzate dal celebre maestro Sakis
Tsilikis: ci conosciamo da molto tempo, abbiamo spesso collaborato
nelle stazioni radio elleniche, è una persona seria, un grande
professionista che trasmette didattica e passione insegnando nei
conservatori ed in sue scuole teatrali. La melodia da lui concepita è
in combinazione perfetta con la storia di Elena: la canzone è unica,
in greco, e fungerà da epilogo alla piece, mentre otto brani
musicali, altrettanto originali, accompagneranno come colonna sonora
altri momenti dell’azione scenica”. Chiosa
sulle sensazioni destate dall’esecuzione del brano inedito: “Ad
interpretare il brano è stata scelta Vasia Zilou, nota cantante
della musica leggera ellenica: la sua voce incanta, l’ho ascoltata
durante la registrazione in studio e mi è venuto da piangere-
commenta Metaxas-
Nessun artista è riuscito a contenere le proprie emozioni. Si tratta
di un’appassionata opera di teatro ecumenica, composta da pezzi
unici, inediti, da presentare come un “dono”.
Costo
del biglietto 8,00 €
Info:
3883059654
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