venerdì 29 aprile 2016
giovedì 28 aprile 2016
Una lettera da Idomeni .....Petition update
Apr 28, 2016 — Vi prego, carissime sostenitrici e sostenitori, di leggere questa lettera inviata alla nostra amica Maria della Rete femminista "No muri, no recinti", che lei ci ha trasmesso. Ora Maria è in Grecia e aspettiamo di sapere nuove notizie.
Chi scrive è una delle meravigliose donne greche che pur nella loro difficilissima situazione sono capaci di accogliere, sostenere, assitere, aiutare in tutti i modi. Questa è Europa per noi, la vera Europa, non quella disumana e ipocrita dei muri che continuano a moltiplicarsi. Quindi continuiamo a sensibilizzare il più alto numero di persone possibile, dobbiamo avere tanta forza per resistere al tentativo di riportare indietro la storia verso il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia,
Questa è la lettera: "A proposito di Idomeni, Maria, la situazione è senza speranza. La maggior parte dei rifugiati è composta da famiglie con bambini e ci sono molte donne in attesa di partorire. Noi, come spazio "Area solidarietà donne", in collaborazione con altri movimenti di solidarietà, in questa fase offriamo ospitalità nelle case delle donne del nostro gruppo a persone che si trasferiscono a Salonicco per cure mediche o per preparare i documenti per il ricongiungimento con parenti già all'estero. Ho avuto in casa una donna con due gemelli. Il ragazzo, malato, è stato all’ospedale e poi la madre con i due gemelli sono stati accompagnati da noi nuovamente a Idomeni perché la madre desiderava tornare presso la sorella che era rimasta nel campo e si sentiva più sicura. Altre tre donne ospitano famiglie con i bambini e una donna incinta. Il denaro che è stato inviato dalle donne in Italia ci ha aiutato per qualche giorno per l'acquisto di cibo per le famiglie ospitate. Purtroppo, come ben sai Maria, parallelamente noi sosteniamo nel nostro centro madri sole, disoccupate, in una situazione economica di per sé già molto crritica. Ieri nello spazio solidale erano rimasti solo quattro pacchetti di spaghetti. Non avevamo né latte (che è basilare per i bambini), né olio... Per questo motivo questa settimana non siamo andate a Idomeni perché non avevamo più nulla da portare e non avevamo neanche più il denaro per acquistare il carburante.
Con riferimento alla situazione a Idomeni, la maggior parte delle persone non sa cosa fare per ottenere la documentazione e, purtroppo, l'atteggiamento dei responsabili non è chiaro. Ogni giorno cerchiamo di contattare via Skype questi responsabili e nessuno risponde. Ora ci siamo rivolte ad alcuni avvocati solidali e speriamo di essere in grado di fare qualcosa. Molti profughi rischiano di rimanere bloccati qui anche se avrebbero diritto al ricongiungimento famigliare. Così, non so cosa faremo... I profughi dicono "Vi ringraziamo molto e capiamo che anche voi siete in una situazione difficile". Ti mando alcune foto da Idomeni (scattate nelle volte precedenti in cui siamo andate) e dallo Spazio solidale delle donne qui a Salonicco. Baci. Voula"
Chi scrive è una delle meravigliose donne greche che pur nella loro difficilissima situazione sono capaci di accogliere, sostenere, assitere, aiutare in tutti i modi. Questa è Europa per noi, la vera Europa, non quella disumana e ipocrita dei muri che continuano a moltiplicarsi. Quindi continuiamo a sensibilizzare il più alto numero di persone possibile, dobbiamo avere tanta forza per resistere al tentativo di riportare indietro la storia verso il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia,
Questa è la lettera: "A proposito di Idomeni, Maria, la situazione è senza speranza. La maggior parte dei rifugiati è composta da famiglie con bambini e ci sono molte donne in attesa di partorire. Noi, come spazio "Area solidarietà donne", in collaborazione con altri movimenti di solidarietà, in questa fase offriamo ospitalità nelle case delle donne del nostro gruppo a persone che si trasferiscono a Salonicco per cure mediche o per preparare i documenti per il ricongiungimento con parenti già all'estero. Ho avuto in casa una donna con due gemelli. Il ragazzo, malato, è stato all’ospedale e poi la madre con i due gemelli sono stati accompagnati da noi nuovamente a Idomeni perché la madre desiderava tornare presso la sorella che era rimasta nel campo e si sentiva più sicura. Altre tre donne ospitano famiglie con i bambini e una donna incinta. Il denaro che è stato inviato dalle donne in Italia ci ha aiutato per qualche giorno per l'acquisto di cibo per le famiglie ospitate. Purtroppo, come ben sai Maria, parallelamente noi sosteniamo nel nostro centro madri sole, disoccupate, in una situazione economica di per sé già molto crritica. Ieri nello spazio solidale erano rimasti solo quattro pacchetti di spaghetti. Non avevamo né latte (che è basilare per i bambini), né olio... Per questo motivo questa settimana non siamo andate a Idomeni perché non avevamo più nulla da portare e non avevamo neanche più il denaro per acquistare il carburante.
Con riferimento alla situazione a Idomeni, la maggior parte delle persone non sa cosa fare per ottenere la documentazione e, purtroppo, l'atteggiamento dei responsabili non è chiaro. Ogni giorno cerchiamo di contattare via Skype questi responsabili e nessuno risponde. Ora ci siamo rivolte ad alcuni avvocati solidali e speriamo di essere in grado di fare qualcosa. Molti profughi rischiano di rimanere bloccati qui anche se avrebbero diritto al ricongiungimento famigliare. Così, non so cosa faremo... I profughi dicono "Vi ringraziamo molto e capiamo che anche voi siete in una situazione difficile". Ti mando alcune foto da Idomeni (scattate nelle volte precedenti in cui siamo andate) e dallo Spazio solidale delle donne qui a Salonicco. Baci. Voula"
Floriana Lipparini
Italy
giovedì 21 aprile 2016
11 maggio-GRECO eroe d'Europa all'IIC di Atene-«ΕΛΛΗΝΑΣ, ο Ήρωας της Ευρώπης» του Ιταλού δημοσιογράφου Φραντσέσκο Ντε Πάλο
In occasione dell'uscita in lingua greca del pamhplet "GRECO-eroe d'Europa", per gentile ospitalità dell'IIC di Atene,11 maggio 2016 ora 18,30- parleremo di Greci, di eroi e di Unione.
Non un libro sulla crisi. Ma contro la crisi.
https://www.facebook.com/events/1719625838281337/
Eroe d’Europa o errore d’Europa? Il simpatico teatrino semantico ha accompagnato un ragionamento ad ampio raggio tra il crac di Lehman nel 2008 e il primo riverbero nel vecchio continente con il quasi default ellenico, che in uno scenario altamente indicativo come il Centro Studi Americani di Roma è stato affrontato da vari “punti cardinali”. La visione nord europea, con la difficoltà di quei cittadini di serie A nel comprendere perché prestare denaro a chi non è e non sarà in grado di restituirlo; la versione mediterranea, con la massiccia consapevolezza che proprio per non avere più né somari né primi della classe che schiacciano gli altri, occorre un nuovo euro-rinascimento che parta dalle intellighenzie; e la visione di chi immagina un punto di rottura nelle prossime elezioni europee di maggio, quando i partiti anti euro e anti Ue potrebbero ottenere un risultato clamoroso, costringendo l’intero sistema ad evolversi.
Lì dove per un momento sembra che regni solo il caos di problematiche o la confusione di soluzioni si possono scorgere invece i contorni della chiave per aprire il libro delle risposte. Gli esempi di eroismi, del passato lontano e più recente, servono per radiografare la mentalità ellenica che fin qui nessuno ha analizzato, fermandosi solo a trattare Pil, spread o quantificazioni dei debiti. Invece non è solo con dati alfanumerici o previsioni di bilancio che si può spiegare questa grande crisi che non è meramente ellenica. Sbagliato e controproducente non capire come dall’Egeo sia partito il segnale di allarme per un’intera visione che semplicemente oggi non si sposa più con i parametri di questo mondo. Giorgio La Pira, politico italiano, sindaco di Firenze, terziario domenicano, ebbe a dire: «Nel destino del Mediterraneo, la tenda della pace» quasi a voler intendere che la risposta è nel mare nostrum, non per una volontà romantica o per un tentativo meridionalistico di risolvere i nodi, bensì perché fisiologicamente non può che essere quello il baricentro di un continente che per la smania di dati e trend ha perso la meta più preziosa: una visione.
E allora quali le nuove lenti da inforcare per “leggere” le pagine che fin qui in moltissimi hanno scelto di ignorare? Le storie di coraggio degli eroi ellenici, da Leonida a Glenzos, da Vaxevanis a Markaris, possono essere un’occasione per scardinare silenzi e cecità, per mettere un po’ di sale lì dove la ferita brucia di più: per prendere coscienza di come siano gli uomini, e non i numeri, a contenere al proprio interno la meta agognata che nessuno ha ancora raggiunto.
Twitter@FDepalo
Non un libro sulla crisi. Ma contro la crisi.
Francesco De Palo |
Eroe d’Europa o errore d’Europa? Il simpatico teatrino semantico ha accompagnato un ragionamento ad ampio raggio tra il crac di Lehman nel 2008 e il primo riverbero nel vecchio continente con il quasi default ellenico, che in uno scenario altamente indicativo come il Centro Studi Americani di Roma è stato affrontato da vari “punti cardinali”. La visione nord europea, con la difficoltà di quei cittadini di serie A nel comprendere perché prestare denaro a chi non è e non sarà in grado di restituirlo; la versione mediterranea, con la massiccia consapevolezza che proprio per non avere più né somari né primi della classe che schiacciano gli altri, occorre un nuovo euro-rinascimento che parta dalle intellighenzie; e la visione di chi immagina un punto di rottura nelle prossime elezioni europee di maggio, quando i partiti anti euro e anti Ue potrebbero ottenere un risultato clamoroso, costringendo l’intero sistema ad evolversi.
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Greco-eroe d’Europa non è solo il titolo del mio libro ma è un auspicio, con tanto di prove date dalla storia, recente e lontana. Ha scritto Zygmunt Bauman che «L’Europa non è un tesoro che va scoperto ma una statua che deve essere scolpita». I greci sono un popolo assolutamente peculiare. Non amano essere comandati, non possono subire inquadramenti rigidi, non hanno un ordine mentale prestabilito. Vivono di impulsi, di slanci, di attriti, di faide, di campanilismi, così come la storia ci ricorda. Guardare ai fatti di ieri per decifrare quelli di oggi può risultare un esercizio utile per snocciolare cosa si nasconde effettivamente nell’animo greco.Lì dove per un momento sembra che regni solo il caos di problematiche o la confusione di soluzioni si possono scorgere invece i contorni della chiave per aprire il libro delle risposte. Gli esempi di eroismi, del passato lontano e più recente, servono per radiografare la mentalità ellenica che fin qui nessuno ha analizzato, fermandosi solo a trattare Pil, spread o quantificazioni dei debiti. Invece non è solo con dati alfanumerici o previsioni di bilancio che si può spiegare questa grande crisi che non è meramente ellenica. Sbagliato e controproducente non capire come dall’Egeo sia partito il segnale di allarme per un’intera visione che semplicemente oggi non si sposa più con i parametri di questo mondo. Giorgio La Pira, politico italiano, sindaco di Firenze, terziario domenicano, ebbe a dire: «Nel destino del Mediterraneo, la tenda della pace» quasi a voler intendere che la risposta è nel mare nostrum, non per una volontà romantica o per un tentativo meridionalistico di risolvere i nodi, bensì perché fisiologicamente non può che essere quello il baricentro di un continente che per la smania di dati e trend ha perso la meta più preziosa: una visione.
E allora quali le nuove lenti da inforcare per “leggere” le pagine che fin qui in moltissimi hanno scelto di ignorare? Le storie di coraggio degli eroi ellenici, da Leonida a Glenzos, da Vaxevanis a Markaris, possono essere un’occasione per scardinare silenzi e cecità, per mettere un po’ di sale lì dove la ferita brucia di più: per prendere coscienza di come siano gli uomini, e non i numeri, a contenere al proprio interno la meta agognata che nessuno ha ancora raggiunto.
Twitter@FDepalo
venerdì 15 aprile 2016
...lettera da Roma,E IO PAGO-...tutti i soldi che gli italiani pagano per mantenere la capitale più corrotta e inefficiente d’Europa!
E IO PAGO
Da documenti inediti tutti i soldi che gli italiani pagano per mantenere la capitale più
corrotta e inefficiente d’Europa
di Daniele Frongia e Laura Maragnani
Chiarelettere, collana Principio attivo, pp. 384, 17,50 euro
“Ci sono molte cose che possiamo imparare dal disastro di Roma.
E chiedere che siano fatte, in tutta Italia, per ridurre gli sprechi e i danni alla nostra vita.”
Daniele Frongia, presidente della Commissione per la spending review di Roma Capitale
UN LIBRO UNICO e rivelatore. Per la prima volta vengono resi pubblici i dati raccolti
dalla Commissione che per più di due anni ha lavorato sui conti dissestati e dissennati
di Roma Capitale. UN TE SORO DI DOCUMENTI INEDITI “dimenticati” nei cassetti
dell’amministrazione Marino.
Finalmente possiamo vedere i numeri del grande saccheggio di Roma A SPESE DI
TUTTA ITALIA. E scoprire quello che nemmeno potevamo immaginare. Che il
Campidoglio perde 400 milioni di euro annui tra i servizi (non dovuti) offerti
gratuitamente alla Chiesa e le tasse evase dal Vaticano. Che l’acqua per le fontane
della capitale ci costa più di 5 milioni di euro l’anno; che cooperative, circoli sportivi e
ospedali privati fanno affari in residenze da sogno a spese nostre; che otto inquilini su
dieci del Comune (naturalmente in pieno centro) non pagano l’affitto da anni. E molto
altro: c’è un’Italia che se ne frega di bollette, multe, tasse, contratti, e c’è un Comune
che non riesce a farsi pagare niente. Tanto c’è l’altra parte del paese che paga per
tutti: almeno mezzo miliardo l’anno. Roma è il simbolo di una mala gestione diventata
sistema in tanti, troppi comuni. Dall’esperienza del buco capitale, ecco un vademecum
per i cittadini che vogliono DARE LA CACCIA AGLI SPRECHI e dire BASTA AI BILANCI
FASULLI delle loro città. Una guida chiara alla buona amministrazione e un metodo
facile, che può far risparmiare tutti.
DANIELE FRONGIA, romano, statistico e informatico presso l’Istat, è stato fino al
2015 consigliere comunale del movimento Cinque Stelle e presidente della
Commissione per la riforma e la razionalizzazione della spesa di Roma.
LAURA MARAGNANI, giornalista (“Europeo”, “Panorama”), è autrice de LE RAGAZZE
DI BENIN CITY (Melampo 2007) e I RAGAZZI DEL ’76 (Utet 2010). Ha collaborato alla
stesura di ECCE OMO (con Franco Grillini, Rizzoli 2008) e MASSONI (con Gioele Magaldi,
Chiarelettere 2014).
Daniele Frongia destinerà il ricavato del libro all’associazione Piccolo Grande Cuore Onlus
per contribuire all’acquisto di un ecocardiografo dedicato alla diagnosi prenatale delle
patologie cardiache per il servizio di Cardiologia pediatrica del Policlinico Umberto I –
Università La Sapienza (Roma).
giovedì 14 aprile 2016
Visita di Sua Santità Francesco a Lesvos (16 aprile 2016) -Il Santo Padre viene ricevuto dal Primo Ministro Tsipras
Visita di Sua Santità Francesco a Lesvos (Grecia) (16 aprile 2016) - Programma, 14.04.2016
07:00 Partenza dall’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino per Mytilene
10:20 Arrivo all’aeroporto internazionale di Mytilene
10:55 Trasferimento in minibus con Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos al Mòria refugee camp (16 Km).
11:15 Arrivo al Mòria refugee camp (che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo)
13.45 arrivo al Presidio della Guardia Costiera.
14:30 In aeroporto:
15:15 Partenza in aereo dall’aeroporto internazionale di Mytilene per Roma.
16:30 Arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino.
10:20 Arrivo all’aeroporto internazionale di Mytilene
CERIMONIA DI BENVENUTOIl Santo Padre viene ricevuto dal Primo Ministro; riceve poi il benvenuto da parte di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e, subito dopo, di S.E. Mons. Fragkiskos Papamanolis, OFM Cap, Presidente della Conferenza Episcopale greca.
10:35 INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO(in aeroporto)10:55 Trasferimento in minibus con Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos al Mòria refugee camp (16 Km).
11:15 Arrivo al Mòria refugee camp (che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo)
VISITA AI RIFUGIATILungo le transenne sono riuniti circa 150 minorenni ospiti del centro.
I leader religiosi attraversano il cortile dedicato alla registrazione dei profughi e raggiungono la grande tenda dove salutano individualmente circa 250 richiedenti asilo.
I leader religiosi attraversano il cortile dedicato alla registrazione dei profughi e raggiungono la grande tenda dove salutano individualmente circa 250 richiedenti asilo.
12.25: Discorsi dell’Arcivescovo Ieronymos; del Patriarca Bartolomeo e del Santo Padre Francesco dal podio nel cortile di registrazione dei profughi.
12.40: Firma della dichiarazione congiunta.
12.45: Pranzo dei tre leader religiosi con alcuni rifugiati nel container alle spalle del podio.
13.30 trasferimento in minibus al porto (8 Km)13.45 arrivo al Presidio della Guardia Costiera.
INCONTRO CON LA CITTADINANZA E CON LA COMUNITÀ CATTOLICA. MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI.
Discorso del Santo Padre
Al termine, i tre leader religiosi recitano ciascuno una breve preghiera per le vittime delle migrazioni.
Chiamato un minuto di silenzio, i tre leader ricevono da tre bambini corone di alloro, che verranno lanciate in mare.
14:15 trasferimento in minibus all’aeroporto (3 Km).Chiamato un minuto di silenzio, i tre leader ricevono da tre bambini corone di alloro, che verranno lanciate in mare.
14:30 In aeroporto:
INCONTRO PRIVATO CON L’ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA
INCONTRO PRIVATO CON IL PATRIARCA ECUMENICO
INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO
15:00 CERIMONIA DI CONGEDO15:15 Partenza in aereo dall’aeroporto internazionale di Mytilene per Roma.
16:30 Arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino.
martedì 12 aprile 2016
A Taranto il 15 Aprile...“Nata a Costantinopoli”, opera teatrale a cura del regista Alfredo Traversa, per “Teatro della Fede Eventi” e con le scenografie perfezionate da Ciro Lupo, è stata ideata da Giancarlo Antonucci, presidente dell’associazione culturale Dopolavoro Filellenico di Taranto. La rappresentazione artistica si basa sul testo raccolto da Daniela Rotondo, in sinergia con la stessa Elena Xenopulu.
(di Alessandra Carpino)
La
sacralità della testimonianza diretta, la rivelazione di un periodo
storico quasi misterioso ed inesplorato, la dimensione onirica del
racconto e delle memorie in esso incastonate. “Nata
a Costantinopoli” è
sintesi e rappresentazione di tutti questi concetti, di tutte queste
visioni sviluppate su piani che s’intersecano. E’ una
drammatizzazione teatrale della vita di Elena
Xenopulu (Eleni in
greco), già appartenente alla comunità ellenica della sontuosa
Istanbul, costretta come tanti altri legati alla stessa etnia, ad
abbandonare la terra d’origine e la sua famiglia appena ventenne,
nel corso della seconda metà degli Anni Sessanta. La giovane Elena
scommetterà sull’occasione alternativa di un percorso intimo e
formativo: emigrerà in Germania, alla ricerca di un lavoro e quindi
di un’indipendenza sociale ed economica, ripudiando l’idea di
dover cedere ad un matrimonio con un uomo turco, al fine di
abbracciare completamente l’ideologia islamica.
I
Greci continuano ancora oggi a chiamare nostalgicamente
Costantinopoli o “la
Polis, la Città”
per antonomasia, l'antica colonia di Bisanzio che si affaccia sul
Bosforo, l'odierna Istanbul. Costantinopoli, detta anche la
Roma d'Oriente,
fu capitale dell'Impero romano fino alla sua caduta il 29 maggio
1453. In Oriente si ebbe sempre la percezione di una continuità fra
Impero romano e bizantino, tanto che i greci bizantini si definivano
“romei”
invece che elleni, e la grecità era detta “romiosìni”.
Gli stessi turchi chiamano “rum”
la minoranza greca della Polis. Nel 1921 i greci che abitavano in
Turchia erano circa due milioni e mezzo; nel 1923, a causa dello
scambio forzato di popolazione, in cifra superiore furono costretti a
trasferirsi in Grecia. I circa 500 mila greci che nel 1921 vivevano a
Istanbul si ridussero a 200mila e nel 1942, complice la forte tassa
imposta sui capitali, l’etnia diminuì drasticamente. Nel 1955
circolò la notizia che una bomba fosse esplosa a Salonicco presso la
casa natale di Mustafà Kemal Atatürk, considerato il padre della
Turchia moderna, e che fossero responsabili i greci. L'allora
presidente-dittatore Adnan Menderès ordinò di dare una lezione ai
rum di Istanbul: i turchi effettuarono un vero pogrom, una “notte
dei cristalli”, caratterizzata da violenze, spoliazioni e uccisioni
che costrinsero all'emigrazione un'altra consistente parte dei pochi
greci rimasti. Ancora nel 1964 la recrudescenza della crisi di Cipro
colpisce di nuovo la comunità ellenica insita in Costantinopoli.
Oggi non sono più di 10mila i greci che continuano a vivere in
Turchia. Ad Istanbul ne sono rimasti tra i 2mila e i 5mil: “Polìtis”
è il Greco della Polis, “Polìtissa” al femminile. La famiglia
Xenopulu partì per la Grecia, mentre Elena decise immediatamente di
cambiare vita, un'esistenza che fino ad allora era stata agiata e
benestante, abbandonando tutto e conservando solo i ricordi dei
giorni della giovinezza.
La
permanenza in terra teutonica regalerà alla giovane Elena l’amore:
decisivo sarà infatti l’incontro con Pietro, figlio della Puglia,
emigrato per esigenze lavorative. Il matrimonio suggerirà ad
entrambi il trasferimento nella Magna Grecia, nel meridione d’Italia:
Elena, infatti, vive tuttora ad Oria e venerdì sera, in occasione
della “prima”, si accomoderà in platea ed incontrerà gli
spettatori.
“Nata
a Costantinopoli”,
opera
teatrale a cura del regista Alfredo
Traversa, per
“Teatro della Fede Eventi”
e con le scenografie perfezionate da Ciro Lupo, è stata ideata da
Giancarlo
Antonucci,
presidente dell’associazione culturale Dopolavoro
Filellenico di Taranto. La
rappresentazione artistica si basa sul testo raccolto da Daniela
Rotondo,
in sinergia con la stessa Elena
Xenopulu.
L’evento
è in programma venerdì
15 aprile 2016,
presso l’Auditorium
Tarentum
(sito in via Regina Elena, 122, a Taranto), con sipario previsto per
le ore 21.15. Ad interpretare il ruolo della giovane Eleni è stata
designata Valentina
Rota,
la quale sarà coadiuvata sul palco dagli attori Giuseppe
Calamunci, Carmelo Lorizio, Clara Magazzino.
Il
lavoro si avvale del patrocinio dell'Ambasciata
di Grecia a Roma e
la colonna sonora è stata composta dal celebre musicista Sakis
Tsilikis,
abbinata ai versi originali della canzone “Elena
della Polis”,
firmati dal maestro del giornalismo Spiros
Armodoros Metaxas,
socio onorario del Dopolavoro Filellenico. La canzone è stata
interpretata dalla voce suadente della famosa artista greca Vazia
Zilou.
“Un
teatro umano, civile, che rompe gli schemi mentali, che scaturisce da
un incontro in carne ed ossa, quello con Elena, della quale abbiamo
condiviso artisticamente il percorso di vita-
esordisce ALFREDO
TRAVERSA, regista
della performance- Il
pubblico ascolterà parole vere, assisterà alla ricostruzioni di
situazioni storiche realmente vissute da una persona che sarà
presente in sala. Nulla di inventato, nè scritto in modo romanzato.
Elena è la protagonista, costretta ad abbandonare Istanbul all’età
di vent’anni. Viaggia da sola su un treno che la conduce dalla
Turchia alla Germania, in cui altri profughi sono stipati come in un
carro di bestiame. Nella nuova terra d’accoglienza, si
concretizzerà il connubio con un italiano, Pietro. Una coincidenza
particolare, per volontà del Fato: sposerà lui, un pugliese
emigrato per lavoro”.
Analizza poi la tipologia dell’opera inedita: “Si
tratta di un esperimento teatrale un pò diverso, che non nasce dalla
mera funzione drammatica, ma da una “vita” che coi portiamo in
scena”. “La
struttura consta di due momenti fondamentali- precisa
Alfredo Traversa- Il
primo è inerente l’incontro fra una greca ed un italiano in
Germania, ed innesca un’attenzione particolare all’attualità,
alle problematiche sulla migrazione per le quali i poteri teutonici
sono chiamati a rintracciarne le soluzioni. Il secondo è
storicamente romantico, poichè Elena è innamorata e racconta
partecipe del proprio vissuto. Si materializza, quindi, parte della
sua esistenza, narrata dalla sua nascita sino alla partenza da
Istanbul”. Una
sperimentazione narrativo-scenica di incredibile impatto sociale:
“Vita, forma e
materia: gli attori personificano i “ricordi”, non hanno la
carica di “personaggi”;
i periodi cruciali sono
incastonati nell’arco cronologico dal ’51 al ’64. I suoni
composti appositamente per l’opera sono stati interposti: siamo
onorati che artisti del calibro di Tsilikis e Zilou abbiano
abbracciato spontaneamente questa esperienza artistica”.
“Si decrive un mondo
a noi vicino, del quale siamo stati ignari per molto tempo: chiese,
moschee, sinagoghe, un palcoscenico da sempre esistito e
metabolizzato da etnie diverse, da comunità confluenti- dichiara
il regista originario di Grottaglie-
Nel caso specifico, emerge il discorso sul cambiamento culturale
della donna, delle sue prese di posizione. La figura femminile gioca
un ruolo importante: le situazioni sceniche portano a riflettere,
poichè hanno contribuito ad una rivoluzione: Elena confida che,
negli anni Sessanta, le donne arabe non vedevano l’ora di privarsi
degli abiti tradizionali per indossare gonne e pantaloni. Quasi un
deja vu, dilemmi mai estinti”. Assicura
sulla carica emotiva ed intimistica della creatura scenica, Alfredo
Traversa: “Nata a
Costantinopoli” è uno spettacolo importante, impreziosito da
linguaggio e musiche particolari, icone di una grande civiltà
eterogenea: occorrerà immaginare le condizioni di Istanbul
parallelamente al boom economico vissuto in Italia, un’occasione
per aprire cuore, mente, anima”. “Il
pubblico percepirà la sensazione di partecipare ad un rito-
confessa-
L’arte teatrale creerà empatia, l’emozione sarà prodotta
dall’ascolto del racconto di una persona, che poi è “testimone”
concreta dei fatti, circondata da tre attori che daranno corpo alle
sue “visioni”. Doppia
considerazione circa l’attrice protagonista e la funzione della
compagnia da lui gestita, entrambe rigorosamente autoctone: “La
scelta di Valentina Rota deriva anche da un minimo di somiglianza al
“personaggio” di Elena: la narrazione del suo incontro con Pietro
suggerisce energia, allegria, propensione al sorriso e voglia di
dimenticare, non un contesto tragico-
afferma Alfredo Traversa- Elena
lo definisce “il secondo capitolo della sua vita”, caratterizzato
dal coraggio di metabolizzare il passato, di andare avanti con
rinnovata positività. Arriva la “forza” del “messaggio
scenico”: la storia di Elena è propedeutica per una riflessione
sulla dimensione del futuro”.
“La produzione
dell’opera è affidata alla mia compagnia denominata “Teatro
della Fede”, che spesso si è cimentata nell’esposizione di
figure femminili originali, apprendendo le loro vicende fuori dai
libri, attraverso autentiche indagini”,
conclude il regista.
Direttamente
da Atene, ad svelare la genesi del testo canoro intitolato “Elena
della Polis” è
proprio il suo autore, SPIROS
ARMODOROS METAXAS,
prestigiosa firma del giornalismo ellenico, già corrispondente
dall’Italia per EPT, figura culturalmente eclettica, freelance ed
opinionista a livello mondiale. “Si
tratta di una canzone, i cui versi mi sono stati ispirati dalla
storia della signora Elena, la quale ha vissuto il complicato periodo
della diaspora dei greci da Costantinopoli- racconta
con passione nel suo italiano perfetto-
Nel 1960, infatti, inizia la “caccia alle streghe” da parte dei
turchi, che ha rovinato l’atmosfera internazionale che esisteva fra
le diverse comunità (greca, ebraica, araba) all’interno della
Polis, prestigiosa denominazione accordata ad Istanbul. Affiorarono
minacce e paure, quasi un secondo, doloroso capitolo inerente il
rapporto fra i popoli ellenico ed ottomano dopo gli anni Venti”.
Spirito fiero,
orgoglioso, assolutamente scevro da alcun ardore negativo: “I
greci cacciati, tuttavia, non sono mai stati animati da sentimenti di
vendetta o razzismo: hanno preferito preservare i bei ricordi, la
nostalgia. Una situazione analoga a quella che aveva coinvolto in
precedenza Alessandria d’Egitto-
confida la “filosofia” della popolazione alla quale appartiene,
il maestro Metaxas- Elena
rappresenta la rinuncia ad ogni desiderio di rivendicazione,
esaltando invece le sue memorie, il suo legame intenso con
Costantinopoli, la dimensione “europea” creata nel suo luogo
d’origine. Racconta la Turchia con amore, il suo pensiero è
costante verso gli anni trascorsi in quella terra: ha convissuto con
questi ricordi, li ha scritti, e sono stati
tradotti brillantemente
da Giancarlo Antonucci. Ho visionato il testo originale, che contiene
parole di un greco superato: un’operazione importante, un emblema
linguistico pregiato”. Venerabilità
annalistica, fonti da custodire, rievocazioni intime da preservare
contro ogni oscurantismo: “Il
tema è di eccezionale attualità- catechizza
il giornalista- Elena è
profuga in Germania, e qui conosce il “magnogreco” Pietro,
emigrato dall’Italia alla ricerca di lavoro, il quale diventerà
suo marito. Entrambe sono “fughe che uniscono”, coincidenze che
inducono alla riflessione”. Un
prodotto artistico genuino, quello offerto alla platea ionica: “La
canzone consta di un testo commovente, le parole sono vibranti, le
immagini intrise dello splendore e della nostalgia che caratterizzano
il Bosforo- racconta
Spiros Metaxas- Le
musiche sono state composte e realizzate dal celebre maestro Sakis
Tsilikis: ci conosciamo da molto tempo, abbiamo spesso collaborato
nelle stazioni radio elleniche, è una persona seria, un grande
professionista che trasmette didattica e passione insegnando nei
conservatori ed in sue scuole teatrali. La melodia da lui concepita è
in combinazione perfetta con la storia di Elena: la canzone è unica,
in greco, e fungerà da epilogo alla piece, mentre otto brani
musicali, altrettanto originali, accompagneranno come colonna sonora
altri momenti dell’azione scenica”. Chiosa
sulle sensazioni destate dall’esecuzione del brano inedito: “Ad
interpretare il brano è stata scelta Vasia Zilou, nota cantante
della musica leggera ellenica: la sua voce incanta, l’ho ascoltata
durante la registrazione in studio e mi è venuto da piangere-
commenta Metaxas-
Nessun artista è riuscito a contenere le proprie emozioni. Si tratta
di un’appassionata opera di teatro ecumenica, composta da pezzi
unici, inediti, da presentare come un “dono”.
Costo
del biglietto 8,00 €
Info:
3883059654
3394200112
domenica 10 aprile 2016
martedì 5 aprile 2016
Una storia italo-greca a Taranto,Nata a Costantinopoli, in scena all’Auditorium Tarentum dalla compagnia teatrale di Alfredo Traversa.Ελληνικής έμπνευσης παράσταση στον Τάραντα
Venerdì prossimo, 15 aprile alle ore 21,15 sarà finalmente portato a compimento un lungo, impegnativo ed esaltante lavoro che ha coinvolto la nostra associazione per la realizzazione dell’opera teatrale Nata a Costantinopoli, in scena all’Auditorium Tarentum dalla compagnia teatrale di Alfredo Traversa.
Vi ricordo che al regista grottagliese avevamo affidato la trasposizione teatrale del testo relativo alla storia di Eleni Xenopulu, affinché ne realizzasse uno spettacolo. Ora tutto è pronto. La giovane attrice Valentina Rota interpreterà sul palco Elena quando appena ventenne fu costretta ad abbandonare la città in cui era nata e dove aveva trascorso gli anni della giovinezza, per fuggire all’estero. Le condizioni non permettevano più, infatti, ai Greci della comunità di restare in quel Paese con i turchi che erano sempre più violenti nei loro confronti.
La storia su cui si basa lo spettacolo è stata raccolta da Daniela e dalla stessa Eleni, che dopo aver sposato in Germania un italiano emigrato originario di Oria, Pietro, dopo una ventina d’anni è venuta a vivere in Puglia con la sua famiglia ed è amica della nostra associazione.
Elena e Pietro saranno in teatro a Taranto per incontrare gli spettatori. Il lavoro si avvale del patrocinio dell'Ambasciata di Grecia a Roma e la colonna sonora – un'opera in otto movimenti - è stata scritta dal celebre musicista compositore Sakis Tsilikis, mentre la canzone Elena della Polis, creata per questa occasione con i versi di Spiros A. Metaxas musicata dallo stesso Tsilikis è cantata dalla splendida voce di Vasia Zilu, interprete di grande talento capace di emozionare e commuovere. I tre artisti hanno regalato lo splendido prodotto del loro lavoro a questo progetto, mettendosi a completa disposizione generosamente e gratuitamente e abbracciando con passione la storia di Elena. Sulla scena anche Giuseppe Calamunci, Carmelo Lorizio, Clara Magazzino, scene di Ciro Lupo. Il biglietto d’ingresso costa 8,00 euro.
Invitate amici e conoscenti. Senza voler fare graduatorie, forse è la cosa più importante che l’associazione ha realizzato dalla sua nascita ad oggi, e lo spettacolo è stato già invitato a Roma dall’Ambasciatore greco e in Grecia. Riempiamo il teatro con orgoglio per questa festa che vuol essere anche un omaggio alla Patria del Teatro e della Poesia.
Φιλάκια
Giancarlo Antonucci
http://www.catisart.gr/index.php/2010-03-28-10-49-51/4089-nata
Της Ειρήνης Αϊβαλιώτου
Μια ωραία προσπάθεια από τους φίλους μας τους Ταραντίνους, που αξίζει υποστήριξης.
Της Ειρήνης Αϊβαλιώτου
Μια ανθρώπινη και συγκινητική ιστορία θα παρουσιαστεί τις 15 Απριλίου στο θέατρο «Auditorium Tarentum», στον ιστορικό Τάραντα της Ιταλίας. Πρόκειται για την παράσταση «Nata a Costantinopoli» (Γεννημένη στην Κωνσταντινούπολη), που βασίζεται σε μια αληθινή ιστορία, την ιστορία της Ελένης, που τώρα ζει στον Τάραντα.
Όταν ήταν περίπου 20 χρονών η Πολίτισσα Ελένη προτίμησε να φύγει στη Γερμανία αντί να παντρευτεί έναν Τούρκο και να γίνει μουσουλμάνα. Εκεί στη Γερμανία δούλεψε σκληρά και γνώρισε τον άντρα της ζωής της, τον Πιέτρο, έναν Ιταλό μετανάστη που δούλευε κι αυτός σε εργοστάσιο. Έκαναν δύο παιδιά, την Patty και τον Renèe, και ύστερα από πολύ καιρό, περίπου 20 χρόνια, επέστρεψαν στην Ιταλία και εγκαταστάθηκαν σε ένα χωριό της Απουλίας. Η Daniela Rotondo και η ίδια η Ελένη Ξενοπούλου συνέγραψαν αυτή τη μοναδική ιστορία δύναμης και αντίστασης. Ο γνωστός σκηνοθέτης Alfredo Traversa επιμελήθηκε θεατρικά το έργο, στο οποίο πρωταγωνιστεί η φημισμένη ηθοποιός Valentina Rota.
Η πρωτότυπη μουσική είναι του Σάκη Τσιλίκη. Η Βάσια Ζήλου ερμηνεύει με τρόπο αισθαντικό το υπέροχο τραγούδι «Έλενα της Πόλις», του οποίου τους στίχους έγραψε ο Σπύρος Α. Μεταξάς.
H παράσταση πραγματοποιείται υπό την αιγίδα της Ελληνικής Πρεσβείας στη Ρώμη, του Dopolavoro Filellenico και του φιλέλληνα καθηγητή Giancarlo Antonucci.Μια ωραία προσπάθεια από τους φίλους μας τους Ταραντίνους, που αξίζει υποστήριξης.
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