Otto miliardi di euro. Tanti sono quelli che oggi possono salvare Atene dal baratro. Si tratta dell'ultima tranche di aiuti del piano di salvataggio varato dall'Europa e dal Fondo monetario internazionale nel maggio 2010.
Senza, la vita si paralizzerà. Le casse sono vuote: a metà ottobre non resterà nulla nemmeno per i servizi primari. Ospedali, uffici pubblici e polizia sono a rischio; scuole e trasporti hanno già iniziato a funzionare a singhiozzo.
LA MACELLERIA DI PAPANDREOU. Ma le autorità monetarie internazionali non hanno più intenzione di gettare denari nel pozzo senza fondo dei conti truccati della Grecia. E per convincerle il governo socialista di George Papandreou da due anni non ha fatto che tagliare e svendere: 50 miliardi di asset statali sono stati privatizzati, il 17% della popolazione è senza lavoro e le pensioni sopra i 1.200 euro sono state tagliate del 20%.
Così, i greci sono diventati poveri e diffidenti. I lavoratori del privato diffidano di quelli del settore pubblico, e tutti se la prendono con i vicini: quelli che non pagano le tasse o hanno contribuito al dissesto. E mentre il default inizia a sembrare l'ipotesi meno sgradita, intellettuali e capi popolo si domandano se non sarebbe meglio costruire un nuovo modello di società.
http://www.lettera43.it/economia/macro/26822/disoccupata-tassata-e-depressa-la-classe-media-non-c-e-piu_breve.htm
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