In questi giorni, presso capo Sunio, un gruppo di studiosi e sommozzatori italiani......si sono immersi nelle acque a largo di Capo Sunio,per visitare i resti della nave Oria ,che nel 1944 affondò dopo essersi infranta sull` isoletta di Patroklou con un carico umano di circa 4200 uomini.Di quei prigionieri italiani, stivati in condizioni sovrumane, se ne salvarono veramente pochi ma la cosa che fa più impressione è la constatazione che per tutti questi anni tale disastro è passato nel silenzio. Niente è stato fatto in memoria degli sfortunati ufficiali e soldati che finirono così tragicamente una vita che negli ultimi anni, causa la guerra e la prigionia a Rodi, dovette essere un incubo. Scorrendo la lista dei nominativi da poco pubblicata ci si pongono numerosi interrogativi ,ma soprattutto ci si chiede se tutte quelle morti potevano essere evitate. Dalle testimonianze locali affiorano particolari pietosi: per mesi il mare restituì sulle spiagge locali,oltre ai corpi, scarpe, stivali, oggetti,in particolare pipe, che i prigionieri usavano in mancanza di sigarette. Ancora una volta scendere nell` Egeo e ritrovare poveri resti, gavette incise e rottami serve a dare dare un senso a ciò che retoricamente è stato detto tante volte e che spesso si tende a dimenticare: MAI PIU`. Conoscere i particolari della tragedia, ricostruirne le fasi attraverso le immersioni,le testimonianze e i documenti , divulgare la verità è un diritto che riguarda i familiari di quelle vittime, ma è anche un dovere di tutta la comunità, in viaggio verso una migliore coscienza civile, nei confronti di così tante persone che hanno dato alla patria il loro bene supremo.
La spedizione ha portato avanti i propri lavori e ha proceduto ad immersioni nei giorni 24 e 25 Luglio.
Per chi vuole saperne di più:
http://www.dodecaneso.org/tragedie.htm
Claudia Capone
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