sabato 17 novembre 2012

17 novembre,i racconti di una studentessa della Scuola Italiana di Atene.

Ogni ricorrenza del 17 Novembre, mi tornano in mente i racconti di mia madre, studentessa presso la Scuola Italiana di Atene, allora in via Patission davanti al Politecnico. Mia madre ha vissuto da vicino e con tutto il suo essere quei fatti e, al ricordo, mi vengono i brividi: un pandemonio,un buio strano misto ai fumi e alle esalazioni dei fumogeni che tagliavano e bruciavano il respiro, proiettili di franchi tiratori che assordavano le orecchie, grida che seminavano il panico, giovani idalghi che si impegnavano nella battaglia della loro generazione disprezzando il pericolo, carri armati la cui sola vista in via Patission ti inchiodava nell` incapacità di reagire.
Come cittadino di oggi ringrazio Dio perchè mia madre, quella sera, si mise in salvo correndo nel panico per via Marni e strade vicine,arrivando quasi al quartiere di Petroupoli a piedi. Ammiro e sono vicino nel ricordo a tutti quegli idalghi che, nel pieno della gioventù, sacrificarono la vita per qualcosa in cui credevano. Condanno tutti quelli che, indossando la divisa con l` emblema nazionale greco,che ho avuto l` onore di indossare con orgoglio anch`io, pur avendo giurato di proteggere i compatrioti, gli spararono contro - e questo perchè il vero Militare filtra con onore e moralità ciò che deve fare e si rifiuta di ottemperare a un ordine quando questo è contrario ai suoi valori più elementari.
Mi vergogno per il fatto che pochi chilometri lontano dalla Pnice e dall`Acropoli, i templi della democrazia, fu versato sangue per la sua istituzione. Mi fanno schifo le persone di quella generazione che, sventolando la partecipazione ai fatti di quella notte, entrarono e si aggiustarono tra le fila dei partiti e adesso, dopo che si sono fatti cinquanta case ciascuno con i soldi che ora ci tagliano, si presentano nei vari canali televisivi e parlano, gonfi di boria, di lotte e sacrifici. Depongono corone con aria afflitta prima di infilarsi nelle loro fuoriserie, accendono il sigaro, ritornano nelle loro ville e si siedono presso le loro mense frugali - maledetta la povertà ! - con il vino  vecchio, il caviale nero, l` aragosta morta, il formaggio ammuffito.... poveretti, lasciamo stare.
E per quanto riguarda la mia generazione che dovrebbe dare la sua battaglia contro il più duro totalitarismo della storia e che invece si balocca con gli iphone, gli ipad,i vaffanculo, il pulcino pio,la formazione dei cantanti in ogni locale notturno e di come taggare su facebook dal locale stesso, ciascuno di noi faccia le dovute riflessioni nel suo proprio e come persona.
traduz. Claudia Capone
 http://www.facebook.com/#!/ioannis.tsivilis?fref=ts

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